Titolo: Scandalose. Vite di donne libere
Autore: Cristina De Stefano
Editore: Rizzoli
Lingua: Italiano
Anno: 2017
Questo libro mi è stato regalato da mia madre qualche anno fa; mi ha sempre fatto leggere libri controversi che parlano di temi particolari e anche delicati, e lo ha fatto, ogni volta, senza paura, confidando nel fatto che, con la mia testa, avrei saputo capire, contestualizzare e trarre insegnamento da quello che leggevo. C’era stato il periodo delle discoteche pomeridiane quando ero alle scuole medie, posti che non ho mai frequentato, ma dei quali conoscevo le storie per via di ragazzine che ci andavano … successivamente mi aveva fatto leggere l’inchiesta sulle “principesse cubiste” (“Ho 12 anni, faccio la cubista e mi chiamano principessa. Storie di bulli, lolite e altri bimbi” di Marida Lombardo Pijola) . Arrivò poi il momento di leggere cose sulla prostituzione delle giovani ragazzine e sul commercio del sesso, poi fu la volta di “Alice: i giorni della droga” e di “Noi i ragazzi dello zoo di Berlino” entrambi letti ai tempi del liceo.
Ho quindi costruito nel tempo l’idea della donna che avrei voluto diventare, ho riflettuto su cosa mi sarei aspettata da me stessa e ho scelto da sola che cosa fare o non fare con gli amici, dove andare o no, come comportarmi o meno nei confronti di me stessa e degli altri. In età adulta, mia madre non ha comunque smesso di farmi riflettere su chi sono, dove sono e dove voglio andare.
Così, ecco arrivare un libro dal titolo favoloso: SCANDALOSE.
Cosa c’è di più bello di un libro che parla di scandali? Infin dei conti, forse sono anche io una figlia un po’ “scandalosa”, che amo fotografare le donne immaginandomele forti, belle, fatali, tutto per costruire ciò che non posso essere, o si tratta forse di desideri inconsci e ossessioni personali, passioni che vengono dalla letteratura, dall’arte e dal cinema. Forse ora ho un po’ perso lo smalto e la vita mi ha portata ad allontanarmi da quell’universo che aveva caratterizzato tutta la mia ricerca fotografica dei tempi … è come se avessi perso l’ispirazione o anche la motivazione … sono passati i tempi nei quali il mio studio era un boudoir con gente che andava e veniva, con musica francese e artisti di vario tipo; mi manca terribilmente tutto questo, e non è detto che non si ripeta … chissà!
Penso comunque che però mia madre conosca questi motivi, forse più di me … perché anche mio padre è così e quindi immagino che lei abbia una conoscenza molto approfondita di cosa significa vivere con due persone del genere in casa … e forse è per questi motivi che mi ha regalato questo libro: per ricordarmi di non avere timore ad essere quello che sono, sempre e comunque, e soprattutto di non stare a sentire nessuno che non valga la pena di essere ascoltato.
E aveva ragione. Non sempre vale la pena ascoltare commenti, consigli, sproloqui … delle volte bisogna essere sicuri di come si vuole lavorare, chi se ne frega poi se tutti fanno i fotografi, se tutti sono bravissimi, se tutti sono nati già sul podio … si può essere scandalosamente bravi anche solo per sé stessi e per chi ha voglia di apprezzarti per ciò che sei e per ciò che fai. Chi ti ama, infondo, lo fa per tutto quello che sei e per ciò che fai, così, come lo fai.
E quindi, di che cosa parla SCANDALOSE? Cristina De Stefano, attraverso la narrazione di brevi storie, riassume alcune tra le più straordinarie vite di donne del Novecento, tutte accomunate da un unico fil rouge: lo scandalo, l’eccesso, la grandezza del pensiero.
Lo fa riproponendo i tratti essenziali delle loro esistenze, quelli che fanno di loro delle “cattive ragazze” che vanno dappertutto e non di certo in paradiso. Nessuna famiglia per bene avrebbe voluto avere in giro per casa personaggi del genere o comunque, se non in famiglia, almeno tra le proprie frequentazioni; perché donne del genere si interessano ai tabù, a misteri vietati, al sesso e agli alcolici, ma più di tutto, nonostante le sfortunate vicende familiari, si interessano alla libertà. Perché è la libertà che fa paura alla società; quella delle donne, libere e indomabili, in particolar modo.
L’autrice racconta quindi la vita di venti donne SCANDALOSE che hanno segnato un’epoca, con le loro storie sentimentali, con le loro idee lungimiranti, con follia ed eccesso, “facendo dello scandalo un’arma” per ribellarsi al conformismo sociale ancora dilagante. I loro nomi sono Tallulah Bankhead, Louise Bourgeois, Pearl S. Buck, Lydia Cabrera, Claude Cahun, Marguerite Duras, Elsa Von Freytag-Loringhoven, Tove Jansson, Toto Koopman, Else Lasker – Schuler, Clarice Lispector, Mina Loy, Grace Metalious, Nahui Olin, Jean Rhys, Niki De Saint Phalle, Albertine Serrazin, Annemarie Schwarzenbach, Nina Simone, Violet Trefusis. Queste donne sono a tratti eroine fatali, artiste incontrollabili, donne dalle vite tragiche, e vengono ricordate in questo bel libro, o meglio, salvate da un’ingiusto oblio.
Ecco quindi, alcune delle loro storie … giusto per stuzzicare la vostra curiosità! La prima storia è dedicata a MINA LOY, colei che disse : “Amate l’orrendo”.
MINA LOY
Mina Gertrude Lowy nasce a Londra nel 1882 da un commercialista ebreo ungherese con l’animo dell’artista e una donna religiosissima che è stata costretta a un matrimonio riparatore. Decide di andare via di casa molto presto per studiare all’estero, dapprima a Monaco e in seguito a Parigi. Divenuta una donna, Mina costruisce il suo personaggio diventando una delle più importanti poetesse moderniste; parla d’amore e di spermatozoi suscitando grande scandalo nella società benpensante dell’epoca, deride gli uomini e condanna le loro “marriage box”, gabbie matrimoniali nelle quali amano rinchiudere le donne, soprattutto quelle eccentriche e intelligenti. Bellissima e indomabile, Mina indossa abiti rosso porpora ed enormi cappelli da lei stessa realizzati, conduce una vita d’artista tentando la strada della pittura e a 23 anni esordisce al Salon d’Automne di Parigi scontrandosi al contempo con un destino diverso da quello immaginato. Rimasta incinta di colui che ironicamente chiama “il nano” è vittima di un matrimonio riparatore come accaduto a sua madre e di un uomo che ha sviluppato per lei una grande ossessione al punto da portarla in giro come un trofeo. Mina partorisce quindi la figlia in condizioni difficili e viene salvata dal medico del quale si innamorerà restando incinta di lui.
Nel frattempo la figlia muore di meningite e Mina scopre una dolorosa verità: il medico del quale è follemente innamorata è già promesso ad un’altra sposa. Trasferitasi a Firenze partorisce la figlia illegittima Joella e subito dopo, John, figlio avuto nuovamente dal marito. In questa città, che pure non ama particolarmente, conosce l’Avanguardia futurista ed entra in contatto con i noti artisti Balla e Carrà; tuttavia dopo una breve parentesi artistica in collaborazione con i futuristi, Mina abbandona la ricerca sostenendo di non essere sufficientemente intellettuale per proseguire. In questi anni, minacciata dal marito e tenuta in casa a forza, la donna inizia a scrivere poesie folli per combattere la solitudine e il dispiacere. A salvarla, invitandola a New York, giunge in seguito Mabel Dodge, una ricca donna americana che la aiuta nella separazione dal marito; una volta giunta nella grande città Mina Loy coglie l’occasione per trasformare i suoi desideri in realtà: le sue poesie hanno un incredibile successo e suscitano molto scandalo. Tanta è la sua fama che diventa anche modella per alcuni dei più noti artisti dell’epoca, tra i quali Man Ray e Duchamp. Conosce quindi Arthur Caravan, nipote di Oscar Wilde, in fuga dal servizio militare; Caravan è un uomo affascinante ma completamente senza soldi e casa e vuole sposare Mina.
Mettono così in atto un piano per poter stare insieme in Messico per poi trasferirsi in Sud America, ma non partiranno mai insieme. Mina viene così aiutata da alcuni amici a rientrare in Inghilterra dalla madre dove partorisce Fabienne, la figlia di Caravan. Dopo diverse perdite e sventure, Mina resta sola con le due figlie femmine e arriva a Parigi, città nella quale avvia la sua attività commerciale di paralumi artistici che viene sovvenzionata da Peggy Guggenheim. Quando Joella sposa un ricco commerciante d’arte americano, Mina continua a lavorare nascondendo la tristezza dietro alle sue poesie fino alla morte, avvenuta nel 1966.
LYDIA CABRERA
Il libro prosegue con la storia di LYDIA CABRERA, figlia di una delle più ricche famiglie di Cuba che ha vissuto in Europa girando tra Parigi, Roma e Madrid. Fidanzata con una scrittrice, Teresa De La Parra, affronta momenti della vita terribili, consapevole del fatto che la sua compagna sta morendo di tubercolosi senza che i medici possano aiutarla. E’ in questo periodo che scrive la sua prima opera letteraria: Cuentos Negros de Cuba, una raccolta di storie ascoltate dalle domestiche africane; inizia così la sua carriera che la porta a scrivere importanti libri come El Monte, pubblicato nel 1954, un libro che suscita subito molto scalpore a Cuba perché raccontare delle credenze nere non era un comportamento consono ad una donna bianca del tempo. Tuttavia Cabrera non è di certo una donna che si lascia intimidire e anzi, non da mai retta alle convenzioni; è una donna libera e felice cresciuta in un contesto familiare sereno e benestante che le permette di conoscere il mondo con l’intraprendenza che la contraddistingue.
Va a studiare arte a Parigi, momento in cui conosce la sua compagna venezuelana che le fa riscoprire le meraviglie di Cuba, ma a Parigi. Vive questo amore in totale libertà, ma quando Teresa muore decide di rientrare a Cuba dove si innamora di Maria Teresa de Rojas, una brillante storica che si interessa ai fatti della storia cubana; con la nuova compagna la vita si fa seria al punto da comprare con lei una villa dove vivere insieme e si dedica allo studio del folklore locale; comincia a riscoprire i racconti del popolo, le vite delle persone, come faceva da bambina, comprese le credenze nere e segrete che conosce con l’aiuto di informatori che le danno accesso a una serie di racconti che, altrimenti, ad una donna bianca, sarebbero rimaste inaccessibili. Si specializza nella produzione di libri antropologici e il suo lavoro è ancora oggi fondamentale per conoscere la Santeria cubana, religione nata dall’incontro del cristianesimo con le credenze native degli africani, un lavoro che viene però interrotto a seguito della rivoluzione di Fidel Castro.
Nel 1960 lascia il paese con Maria Teresa e per rivalsa il regime distrugge la sua abitazione abbandonando le sue ricerche ai saccheggiatori. Trasferitasi a Miami continua a scrivere libri etnografici stampandoli con la sua casa editrice chiamata Chicherikù, che fa riferimento alle bamboline tradizionali della Santeria cubana. Spiritosa e fiera del suo “non sapere” che la spinge costantemente a ricercare cose nuove, muore vecchissima dopo aver ricevuto numerose lauree ad honorem.
NINA SIMONE
La terza storia, e l’ultima che vi riporto in questo articolo, è quella di NINA SIMONE la cui storia prende vita nella società statunitense degli anni Quaranta; è questo il momento in cui una bambina dal talento straordinario si alza incrociando le braccia dietro la schiena. Ha appena chiuso il pianoforte quando vede che i genitori, seduti in prima fila per assistere al concerto della figlia, vengono fatti spostare nelle file indietro per fa accomodare, al loro posto, una coppia di bianchi.
Questa fotografia restituisce il carattere di Eunice Kathleen Waymon, in arte Nina Simone, fiera delle sue origini africane e in lotta perenne contro il razzismo. La sua vita burrascosa è vissuta sostenendo le azioni delle Pantere Nere e cantando testi politici pur con un passato di studio classico, sulle note di Mozart e Bach. La famiglia, troppo povera per farla studiare, la sostiene ritenendola un talento unico; così, diffusasi la notizia delle sue incredibili doti, una coppia bianca stanzia un fondo che porta il suo nome versando i soldi necessari alla sua formazione musicale con l’obiettivo di farla diventare la prima pianista nera della storia.
Nonostante lo studio e i tanti sforzi, la sua domanda di ammissione al prestigiosa Curtis Institute di Philadelphia viene respinta; da quel momento la sua vita cambia per sempre, lascia la cittadina dove tutti avevano investito per il suo futuro e cambia il suo nome in Nina Simone; scopre quasi per caso di avere anche una bella voce e inizia a farsi notare al punto che le case discografiche la contattano proponendole contratti di collaborazione. Esce così il primo album nel 1958 dal titolo Little Girl Blue. Difficile da incasellare in un unico genere musicale e con un carattere forte, la sua vita alterna matrimoni infelici a litigi con le case discografiche, ma emerge anche il suo straordinario talento come interprete live.
Era unica e sul palco suonava esclusivamente quello che desiderava, a volte si limitava a suonare il piano e altre volte iniziava a parlare di politica, non è infatti un segreto il fatto che appoggiasse apertamente Martin Luther King tanto che al momento della sua morte cade in una rabbia estremamente profonda che compromette seriamente la sua attività lavorativa. Stanca della politica, della società americana e anche del suo matrimonio, la vita di Nina Simone prosegue con estreme difficoltà; il marito, che era anche il suo manager, la rovina per tutta la vita; dopo il divorzio infatti non ha più avuto un vero manager e non ha più potuto vivere in ricchezza, una ricchezza che aveva costruito da sola, con gli sforzi delle sue capacità. Muore nel 2003 dopo una durissima lotta contro il cancro.
Come sempre: molto arrabbiata.
Queste sono solo alcune delle incredibili storie narrate nel libro, sono femmine combattenti e talentuose, ricche di idee e con la grande voglia di farsi sentire in un mondo che fa fatica a digerire l’esuberanza, il coraggio indomabile, la coscienza del corpo e della follia.
Chi stabilisce ciò che è “normale” da ciò che non lo è? Quali sono i limiti della personalità? Scandalose ci porta in un breve ma intenso viaggio che vale la pena di essere vissuto e gustato, è un sassolino che viene lanciato in attesa di approfondire le singole biografie di queste fantastiche donne, un approfondimento che viene lasciato al lettore e al suo interesse … io inizierò da Annemarie Schwarzenbach e dal suo rapporto con la fotografia. E voi?
Combattiamo da sempre, ma siamo ancora in grado di farlo? Siamo sempre disposte a farlo?
Per una vita da donna libera, bhe, io dico di si.